La depressione è regolata dal cibo. La ricerca ha dimostrato che il potenziale infiammatorio della dieta è uno dei parametri che modulano i sintomi depressivi.
Secondo l’OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) la depressione rappresenta in tutto il mondo una delle principali cause di disabilità e incide del 4,3% sul peso/calcolo globale di malattie. Era stato già in precedenza evidenziato quanto l’infiammazione giochi un ruolo cruciale nella comparsa della depressione. L’infiammazione provoca un’alterazione delle funzioni organiche ed è un possibile stimolatore di fattori di rischio.
Come agisce l’infiammazione
Nello specifico, lo stato infiammatorio del sistemico immunitario è il risultato del rilascio di molecole pro-infiammatorie [1] da parte delle cellule. Queste sostanze condizionano un gran numero di metabolismi coinvolti nella regolazione dell’umore [2] e provocano uno squilibrio nella produzione e trasmissione di neurotrasmettitori come serotonina, dopamina, noradrenalina e glutammato.
L’infiammazione può essere cagionata dallo stile di vita scorretto (stress, ansia cronica, dieta povera, inattività fisica, obesità, fumo, disturbi del sonno).
Le sostanze infiammatorie nel cibo
Il cibo contiene composti “bioattivi” che esibiscono proprietà pro o anti-infiammatorie. In altre parole il cibo è la fonte delle sostanze che migliorano o che peggiorano lo stato infiammatorio. Una dieta corretta è la ricerca dell’equilibrio tra le due frazioni. Tra i fattori proinfiammatori si annovera l’assunzione di carboidrati, proteine, grassi totali, colesterolo, acidi grassi saturi, vitamina B-12 e ferro. Mentre si sono dimostrati fattori anti-infiammatori: acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi (ω-3, ω-6), niacina, tiamina, riboflavina, vitamina B-6, magnesio, vitamina A, vitamina C, vitamina D, vitamina E, acido folico, β-carotene, antocianidine, flavan-3-olo, flavonoli, flavononi, flavoni, isoflavoni, alcool, fibre.
L’Indice Dietetico Infiammatorio
Recentemente è stato messo a punto un sistema per misurare il cosiddetto Indice dietetico infiammatorio (DII), il quale stima il potenziale infiammatorio della dieta complessiva sulla base degli effetti pro e antiinfiammatori di vari cibi. In studi precedenti, un punteggio DII elevato (che riflette una dieta pro-infiammatoria) era associato a un rischio più elevato di diversi tipi di cancro, malattie cardiovascolari e peggior funzionamento cognitivo (memoria). Un ulteriore tassello alla comprensione dell’influenza del DII sulla salute umana è stato aggiunto da una recentissima ricerca firmata a nome di un team internazionale di esperti e pubblicata a marzo 2018 su The Journal of Nutrition (*vedi biografia).
Uno studio per mettere in relazione depressione e cibo
Questo studio ha incluso 3523 partecipanti residenti in Francia e di età compresa fra i 35-60 anni, che inizialmente erano privi di sintomi depressivi. Per definire la presenza/assenza di sintomi depressivi è stato sottoposto un questionario che valutava le caratteristiche comportamentali (tra cui il rapporto con il cibo) associate a depressione. Per calcolare invece il “potenziale infiammatorio” della dieta ai partecipanti, assistiti da un manuale di istruzioni, è stato chiesto di fornire un registro alimentare per tutti i giorni della settimana 24 ore su 24. Il DII è stato misurato utilizzando 36 variabili, tra cui numero di nutrienti, prodotti alimentari specifici e composti bioattivi. Il tempo in cui si sono svolti i controlli periodici (follow up) ha avuto una durata media di 12,6 anni. Alla fine di questo periodo di indagine sono stati identificati in totale 172 casi di sintomi depressivi. Oltre al DII sono stati presi in considerazione anche parametri come sesso, età, attività fisica e rapporto con il fumo, perché questi fattori sono generalmente associati sia a sintomi infiammatori che depressivi.
I risultati della ricerca hanno evidenziato che una dieta proinfiammatoria, corrispondente ad un punteggio DII più alto, genera un rischio più elevato di sintomi depressivi, incidenti soprattutto tra i partecipanti uomini, i fumatori o gli individui meno attivi fisicamente. Un’attività fisica regolare infatti riduce le concentrazioni di marcatori infiammatori e aumenta le concentrazioni di marcatori anti-infiammatori.
In sintesi la promozione dei corretti stili di vita e di una dieta sana, che presenta proprietà anti-infiammatorie, potrebbe essere una strategia importante nella prevenzione primaria dei sintomi depressivi nel corso dell’invecchiamento.
Note:
[1] – citochine pro-infiammatorie;
[2] – la funzione neuroendocrina, la funzione dei gangli della base, la plasticità sinaptica.
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