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La produzione Biologica
Agricoltura Biologica: Il Regolamento CE n 834/2007 relativo alla Produzione Biologica stabilisce che essa debba orientarsi verso il rispetto dei sistemi e dei cicli naturali, che debba contribuire ad un alto livello di biodiversità, che debba impiegare l’energia in modo responsabile e che debba rispettare le esigenze degli animali per assicurare loro dignità e benessere. Un prodotto Biologico inoltre deve garantire l’assenza totale di residui di fitofarmaci.
Residuo o Non Residuo, questo è il dilemma
Tutti i prodotti agricoli (anche quelli provenienti da agricoltura convenzionale) rispondono ad una normativa europea che stabilisce delle soglie di accettabilità per gli stessi. Qualsiasi materia prima è ammessa sul mercato se mantiene “entro certi limiti” la presenza di residui di fitofarmaci di cui è consentito il commercio e l’utilizzo. I livelli massimi sono stabiliti dal Regolamento CE n. 396/2005 e successive modifiche. Altresì, ci sono alcune molecole assolutamente non autorizzate (Fenthion), delle quali chiaramente trovarne il residuo presuppone che sia avvenuta l’applicazione alla pianta. In tal caso viene avviato un procedimento sanzionatorio a carico del responsabile della sicurezza della derrata in esame. Quindi i prodotti “non biologici” sono in regola se:
- le sostanze autorizzate vengono rilevate ad una concentrazione “entro una certa soglia”, ossia il limite che è stato imposto;
- le sostanze vietate hanno concentrazione pari a zero.
Se questi limiti vengono superati il prodotto non è più commercializzabile e, se sottoposti a controlli, subiranno un sequestro oltre alle sanzioni previste.
La definizione di Biologico parla di “residui”, ma non esclude in assoluto l’utilizzo di fitofarmaci nella pratica agricola. Esistono infatti dei prodotti consentiti (es: solfato di rame) che le aziende bio possono applicare anche più volte alle piante nel corso di un ciclo di produzione. L’importante è che non rimangano dei resti nel prodotto finito.
L’agricoltura biologica ha impatto zero?
Nella pratica qualsiasi attività umana ha un impatto sull’ambiente, ma sicuramente tutto può essere bilanciato per ottenere una riduzione del danno.
Un produttore in regime biologico, ad esempio, deve avere la capacità e le conoscenze giuste per saper indagare in campo la presenza e lo sviluppo di parassiti. Saper discernere tra insetti nocivi e quelli buoni. Saper programmare il calendario delle attività sulla base di rilievi effettuati, per avere la certezza che non rimangano residui. E ancora, essere molto più accorto nel rispetto dei tempi e delle dosi di applicazione delle sostanze fitosanitarie, scegliendo i principi attivi migliori e intervenendo in maniera ponderata. I controlli alla sua attività sono molto più frequenti e, in caso di errori, può andare incontro a sanzioni gravi.
Chi garantisce queste condizioni?
Il Ministero della Salute italiano effettua annualmente il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti, per la verifica del rispetto dei livelli massimi, che porta alla redazione di una relazione, consultabile da tutti i cittadini. Dai risultati di questo controllo statistico, di grande importanza, è possibile valutare il grado di contaminazione degli alimenti presenti sul mercato e il relativo rischio per la salute pubblica. Inoltre, per assicurare alti livelli di protezione, nel campo sono impegnati diversi enti di controllo.
Come si dimostra l’assenza del residuo di una sostanza?
In primis va detto che “essere privo di residui” è un concetto teorico e la scienza applicata, quella dei laboratori che devono sottoscrivere un “certificato di analisi”, necessita di una dimostrazione numerica. Cioè ci devono essere un metodo (un protocollo da rispettare) e degli strumenti analitici calibrati che permettano di quantificare la sostanza, anche quando presente a bassissime concentrazioni. La misura può presentare un’oscillazione, ossia un certo margine di errore entro cui si applica un ragionamento. Il residuo si può trovare in varie forme e tutte devono concorrere al risultato dell’analisi: si può osservare direttamente il “principio attivo” così come è presente nel fitofarmaco adoperato in campo, oppure si può rivelare come metabolita trasformato della pianta (prodotto di degradazione o prodotto di reazione). Il valore scelto, nell’ambito dell’agricoltura biologica, per definire “l’assenza” dei residui di fitofarmaci è di 0,01 parti per milione (ppm) per ciascuna molecola.
Se vuoi conoscere il valore dei limiti per i prodotti senza certificazione visita il sito EU Pesticides Database. Questo portale è uno strumento online messo a disposizione dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare in cui si può trovare l’intera lista delle sostanze proibite o vincolate completa di indicazioni sui limiti, sugli ultimi aggiornamenti di legge, sulla solubilità della molecola (idro o liposolubile). Inoltre su questo sito è possibile visionare i report dettagliati su tossicologia (effetti su vertebrati terrestri, su organismi acquatici, su api e insetti, lombrichi e su microrganismi), rapporto di ciascuna sostanza con il metabolismo dei mammiferi, il destino e comportamento nell’ambiente (suolo, acqua, aria). Elenco degli studi effettuati sulla specifica sostanza.
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